Mostra: Sisto V, Papa visionario

Montalto delle Marche
Palazzo Paradisi

Da giugno a dicembre 2021 è stata aperta al pubblico la mostra “Sisto V-Papa Visionario”, a Palazzo Paradisi di Montalto delle Marche.

Questa esposizione – preludio a quella su Pericle Fazzini e Sisto V, sempre al Palazzo Paradisi di Montalto delle Marche – è nata con l’intento di rendere di nuovo fruibile parte delle collezioni museali montaltesi ed è un’occasione per celebrare l’importante ricorrenza del quinto centenario della nascita del papa marchigiano.

La mostra ha ospitato – tra le opere esposte – anche la preziosa collezione di monete e medaglie sistine della collezione Grisostomi (oltre 100 esemplari), donata al Comune di Montalto dal prof. Emidio Grisostomi, e il Reliquiario dal valore inestimabile donato dallo stesso Papa Sisto a protezione e cura della comunità montaltese, proveniente dalla Collezione dei Musei Sistini (il Museo sistino di Montalto è chiuso a causa del terremoto).

Il “Reliquiario di Montalto” è un cimelio di straordinaria preziosità le cui vicissitudini storiche e i passaggi di proprietà ne hanno determinato, nel tempo, complesse variazioni morfologiche e stilistiche.
Nella sua forma originaria, il reliquiario è forse da identificare in un oggetto che tra fine XIV e inizio XV secolo compare tra i beni dei re di Francia Carlo V e Carlo VI, probabile lavoro di un orafo parigino attivo per la casa reale (Jean du Vivier?). L’opera ricompare nell’eredità di Federico IV di Tirolo, morto nel 1439, e nel 1450 appartiene al mercante tedesco Iachomo de Goldemont dal quale lo acquista Leonello d’Este. Nell’Inventario ducale la parte anteriore del manufatto (che constava anche di un lato posteriore con l’Orazione dell’orto) è descritta quale oggi la vediamo: una targa d’argento dorato con un grande angelo ad ali spiegate che sorregge il Cristo morto con ai lati due angeli inginocchiati sorreggenti lancia e colonna; nei due oculi lungo la cornice sono rappresentate la Crocifissione e la Flagellazione; al di sopra tre coppie di angeli circondano Dio Padre che appare nella cimasa affiancata da altri due angeli muniti di cartigli con frammenti del “Credo; in basso, tra due vani quadrangolari contenenti le reliquie, la Deposizione conclude il ciclo iconografico della Passione.

Le figure sono realizzate in smalto en ronde bosse (opaco o traslucido, applicato su rilievo in oro), la cui raffinata cromia è impreziosita da una profusione di gemme (zaffiri e spinelli) e di perle. Nel 1457, il reliquiario compare nell’Inventario del cardinale veneziano Pietro Barbo, poi papa Paolo II (1464-1471), a lui forse donato da Borso d’Este. Al cardinale si deve l’inserimento dell’originale nell’attuale montatura in argento dorato, su larga base mistilinea, lavorata sul retro con ampi girali vegetali di gusto classicheggiante e assegnabile forse ad un orafo romano, fregiata quattro volte dallo stemma cardinalizio; in alto viene aggiunta un’edicoletta con un cammeo bizantino di sardonice raffigurante Gesù Cristo. Delle due iscrizioni dedicatorie lungo la base, quella posteriore, quattrocentesca, ricorda Pietro Barbo, quella anteriore viene aggiunta da papa Sisto V (1585-1590) che nel 1587 preleva il prezioso oggetto dal Tesoro vaticano per offrirlo alla cittadina di Montalto nelle Marche, sua “patria carissima”, dopo averlo affidato all’orefice Diomede Vanni per un intervento di restauro e per modificare gli stemmi Barbo aggiungendo le figure araldiche sistine.

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